Sunday, June 25, 2006

Amores


The vip hunter strikes again. Dopo il bellissimo gala' di danza AMORES , andato in scena il 9 giugno in piazza Maggiore a Bologna, ecco 5 autografi di eccezionale importanza: si tratta di ben 5 étoiles internazionali che incontrate alla Cantina Bentivoglio hanno avuto la gentilezza di rilasciarmi il loro piccolo contributo.
Lucia Lacarra e Cyril Pierre ( a sinistra), étoiles del Teatro di Monaco, Dwana Adiaha Smallwood ,della compagnia di Alvin Ailey (a destra in alto), e le due étoiles del teatro Bolshoi di Mosca Anna Antonicheva e Dimitri Belogolovtsev (a destra in basso).
Davvero un bottino eccezionale...

The heavenly music corporation


Ribattezzato immediatamente "Mr.Simpatia", si arrabbia quando vede i flash delle macchine
fotografiche, suona un intero concerto nascosto dietro un'amplificatore al buio, rimane immobile mani incrociate mentre gli altri chitarristi si esibiscono sul palco, richiede da se' e dagli altri una concentrazione talmente esasperata da assumere una forte connotazione mistica... in poche parole: insopportabile. Con un piccolo particolare: nonostate la sua aria da borioso Robert Fripp e' il miglior chitarrista esistente sulla scena da 40 anni a questa parte. Nessun dubbio in proposito, nonostante i difetti elencati e il pessimo contesto in cui svolge il suo concerto. In una piazza abituata ad ascoltare comizi elettorali, o piu' semplicemente le chiacchiere di chi vive il cuore della sua citta', proporre un concerto gratuito di Fripp con i suoi "Soundscapes" (su sua definizione 'composizioni basate su delay, ripetizione ed azzardo, totalmente improvvisate e... il modo migliore per fare un sacco di rumore con una sola chitarra' ) e' davvero un grosso rischio. La musica per fortuna ha la meglio sui curiosi,sugli sfaccendati col gelato in mano, sulle famigliole con passeggino appresso, sulle faccie perplesse degli extracomunitari assiepati sui gradini del Duomo e sulla faccia altrettanto perplessa dell' amico napoletano al mio fianco. Fripp regala una cascata di musica che con il rock condivide poco, nonostantene ne possegga l'approccio, la ritmica, l'impatto, la commercialità. Ma ne rifiuta la prospettiva, e questo lo ha salvato dalla sua inesorabile morte. Proporre la definizione di una musica che potesse "arrivare alla mente oltre che ai piedi" ha causato,secondo le stesse parole di Fripp, una sorta d'esplosione passionale essendo considerata "eretica" fin dalla sua prima comparsa. Per fortuna DISCIPLINA e STRUTTURA hanno dato connotazioni artistiche al rock tali da trasformarne il linguaggio, in modo da trascenderne le limitazioni generazionali ed arrivare a noi con la stessa carica emotiva. Cosi', dietro queste strutture sonore cosi' precise e taglienti , poco stupisce che Fripp non ami incarnare la classica immagine di musicista rock e continui a sfuggire all'inevitabile venerazione dei suoi fans (vero Ermanno ?? ) ; la musica che propone lascia poco spazio agli entusiasmi di un pubblico abituato solo a rumore ed energia, ma ne allarga i confini e ne inserisce -da sempre- nuove prospettive. La foto che lo ritrae mentre suona, scattata dal cugino Ermanno durante il suo check-sound in Piazza Prampolini, rimane cosi' un piccolo "gioiello rubato" e figura nel sito ufficiale del musicista. Con grande orgoglio sono fiero del cugino Braghy(rock&)roli , con l'augurio di altrettanti 40 anni di lunghe passioni.

Wednesday, June 21, 2006

Gigina mon amour



Ha 50 anni e non li dimostra. Nel senso che si e' rifatta il look, passando dalla semplice trattoria di prima periferia ad un locale accogliente in vago stile francese. Muri colorati per dare piu' intimita', tavoli distanziati, servizio veloce, lista dei vini ben fornita e -coup de thèatre - un menu per le signore senza prezzi (qui sforiamo il ridicolo per una trattoria dal passato cosi' popolare). Ma la sorpresa arriva alla fine: la ricevuta riporta sul fondo un "Arrivederci alla prossima tagliatella". Molto carino, cosi' come quando il cameriere vi annuncia le tagliatelle alla Gigina con le parole "le mitiche". E un mito lo sono, tant'e' che la Gigina la vedete su di una gigantografia appesa al muro d'ingresso ancora intenta a mescolare il suo pentolone di ragu'. Le tagliatelle sono di doga spessa, e quindi rimangono al dente, non sono annegate nel pomodoro, non sanno troppo di vino e non sono particolarmente aromatizzate (come nel caso delle lasagne in cui il perfetto equilibrio di ragu'-besciamella viene un po' guastato dall'eccessivo uso di noce moscata) . Buone, come i cubetti di mortadella e salsiccia passita dell'antipastino, il fegato nella sua rete con foglie di lauro, e a sentire i commenti dei commensali anche i dolci fatti in casa. Qui la stanchezza ha giocato un piccolo ruolo a nostro sfavore, e torneremo ad assaggiarli di persona. Il conto e' proporzionale all'ambiente di ORA e non di quello di UNA VOLTA, ma il ritorno di Emanuela dal Giappone meritava una giusta cornice. La ristorazione bolognese mi sembra nuovamente orientata verso sapori piu' autentici, e un minore utilizzo di grassi. Dunque... lunga vita al portafoglio !
ANTICA TRATTORIA GIGINA
Indirizzo: Via Stendhal 1 40128 Bologna
Tel.: 051.322300 Fax.: 051.4189865

Tuesday, June 20, 2006

Just in case


Fare pubblicita' ad una Farmacia ha uno strano sapore...ma visto che bene o male tutti ne abbiamo bisogno (non fosse altro che per il controllo delle nascite, vero ??)(o test di gravidanza...sob) eccone una speciale:
FARMACIA SAN MAMOLO
Via San Mamolo n. 25/B40100 BOLOGNA (Bologna) tel. 051 580080
Potreste trovare the one,the only,the unrivalled pharmacist : l'amico Paolo.
Attenzione: e' armato durante i turni di notte, e' cattivo e non fa sconti. In poche parole, adorabile !

Sunday, June 18, 2006

Le spectre de Vittoria


Quando dall'altoparlante la voce di Vittoria Ottolenghi invita a "SPENGERE" i cellulari , mi sento sobbalzare dall'emozione, forse ancora di piu' di quando étoiles di fama internazionale (Fracci,Savignano,Picone, Lucia Lacarra,Cyril Pierre, etc.etc.) iniziano a calcare il palcoscenico di AMORES - ennesima maratona di danza proposta in Piazza Maggiore a Bologna. Parlando di maratone puo' venire in mente una cosa lunga e faticosa (forse rimanere in piedi 2 ore e mezza senza intervallo puo' davvero esserlo) ma da sempre questa parola per gli amanti della danza ha un significato particolare. Significa divulgazione e crescita della danza nel nostro paese, significa lavoro da parte di chi, come Vittoria Ottolenghi, ha speso cosi' tanto per portare a conoscenza del pubblico italiano cio' che il mondo della coreografia ha proposto con il passare del tempo. Quel meraviglioso Maratona d'Estate, con quella sigla oramai celeberrima quale "Le Spectre de la Rose", ha portato nelle nostre case lavori di Mats Ek, Maguy Marin, William Forsythe,Pina Baush, permettendo poi ai teatri di riempirsi davanti ai loro spettacoli. Nonostante piccoli malumori (come non ricordare il famoso carteggio Cornetti-Ottolenghi a proposito di Bejart) continuo a nutrire per Vittoria una sorta di devozione assoluta. Cosi' le perdono le note dello "Spectre" durante la passerella finale degli artisti , ennesimo ricordo nostalgico di una stagione oramai tramontata per sempre. Con immenso affetto le dedico queste poche righe.

Saturday, June 17, 2006

Sasha Waltz - Reggio E. / Ferrara


Sasha Waltz e' da qualche tempo una figura di spicco della scena coreografica internazionale; co-direttrice per alcuni anni della Schaubuhne di Berlino (il teatro di Peter Stein), si trova ora in Italia con la sua compagnia per alcuni appuntamenti tra cui il DIDO AND AENEAS della stagione lirica del Teatro Comunale di Ferrara. Il suo linguaggio, erede di un teatro danza che privilegia posture incisive, scene intimiste e potenti movimenti d'insieme, non e' privo di fascino, soprattutto nella straordinaria capacita' di coinvolgere nel processo di creazione il gruppo degli interpreti. Ho sempre amato un certo grado di improvvisazione fin dai tempi in cui, nell'angusto teatrino di San Prospero, frequentavo i corsi di teatrodanza di Giovanna Marinelli e apprezzavo di essere io stesso protagonista e creatore di cio' che veniva eseguito sulla scena. Molto interessante, nel caso di Sasha Waltz, questa continua ossessione della ricerca di un "equilibrio" cercato in continue prese, appoggi di peso, creazione di gruppi di insieme in cui la stabilita' precaria delle posizioni viene compensata dalla figura che si crea sotto i nostri occhi. Nella fusione tra movimento, musica e parola, nella volontà di una comunicazione sempre più profonda e coinvolgente, nel desiderio di rendere la danza qualcosa che assuma un valore quasi "politico", il teatrodanza continua con la Waltz un percorso forse arrivato alla sua fine ma pur sempre capace di toccare in modo efficace cuore e cervello . Questi i lati positivi, veniamo alle note dolenti. Gia' nell'ultimo spettacolo visto a Bologna di Pina Baush erano molto evidenti alcuni lati piuttosto insoliti riguardo la drammaticita' del passato: ironia, sarcasmo, candore, humor, nonsense prendevano il posto dei movimenti dolorosi e soffocanti che avevano reso celebri i primi lavori della coreografa (Sagra e Cafe Muller in testa). La stessa cosa avviene negli spettacoli della Waltz, da molti definita piu' "ironica e spirituale" della Baush. In Dido and Aeneas assistiamo ad un intermezzo nonsense caratterizzato da costumi molto appariscenti ed oggetti "irriverenti" (giocattoli in plastica,racchette da tennis,pupazzi di pelouche) che termina in un'improbabile lezione di danza esercitata da un altrettanto improbabile maestro pronto a confondere lingue,movimenti (e aggiungo io: spettatori). La domanda a questo punto e' inevitabile: a cosa stiamo assistendo ? Ad uno spettacolo di lirica (piuttosto confuso) o ad uno spettacolo di danza noioso ed irritante ? Che l'aspetto visivo possa agiungere fascino ad una partitura cosi' intima come quella di Purcell non c'e' dubbio, ma perche' creare rumore o confusione specialmente nei momenti piu' intimi e delicati ? Durante il "Remember me" una quinta del fondale viene sollevata con un terribile rumore di sottofondo, o durante un'altra aria del soprano i ballerini sono sdraiati a terra battendo ritmicamente i piedi creando pura irritazione... a volte si ha l'impressione che la coreografa voglia aggiungere sempre e comunque qualcosa : anziche' procedere per sottrazioni va avanti moltiplicando attori,danzatori e cantanti creando disorientamento e confusione. Anche i movimenti (alcuni di grande impatto visivo) vengono sfruttati fino alla noia, facendoci imparare l'intero universo coreografico nel giro di pochi minuti. E cosi' realizzo che entrambi gli spettacoli visti ( Gezeiten , Reggio Emilia, e Dido and Aeneas, Ferrara) sono spettacoli incompleti, in cui buone idee si mescolano ad altre in cui si e' completamente perso gusto della misura e del tempo (basti pensare alla durata improponibile di Gezeiten in cui per rappresentare il caos si e' ricorsi nell'arco di un'ora e tre quarti alla distruzione dell'intera scenografia). Il pubblico di Ferrara, stranamente entusiasta, ha dalla sua parte una grande familiarita' con la danza contemporanea, e probabilmente era stato avvertito di cio' che stava per vedere ; per il sottoscritto, arrivato dopo quasi tre ore di incolonnamento in autostrada, vedere uno spettacolo di danza non riuscito al posto di un'opera lirica ha creato solo malumore e perplessita'. Ad majora.

Thursday, June 15, 2006

Boecklin , Hitler e Ronconi


In questa foto Hitler è nel suo studio insieme a Molotov e Ribbentrop, hanno appena firmato il patto russo-tedesco, alle spalle del fürer: «l'Isola dei Morti» di Boecklin, il suo quadro preferito.


Ci sono, in questo quadro, degli elementi essenziali che vengono utilizzati dal pittore per alludere a qualche altra cosa.Ci sono il mare, le rocce, i cipressi, la barca: questi sono gli elementi reali, ma Boecklin con questi vuole farci sentire il silenzio, vuole farci sentire l'immobilità della Morte e anche, forse a suo modo, la sua bellezza, perchè questo era il modo di sentire di Boecklin, così ognuno di noi può proiettare su questo quadro gli elementi inconsci della propria psiche relativi al problema della Morte, ciascuno a modo suo ma in un modo che è compreso da tutti.
Luca Ronconi firma la regia dell'Ariadne auf Naxos di Richard Strauss vista ieri sera alla Scala di Milano. La ripresa dell' "isola dei morti" come rifugio dell'esiliata Arianna e' di grande effetto, suggerendo silenzio e meditazione, esilio ed abbandono. Ma quello che colpisce, al di la' di un vero e proprio tableau vivant, e' che l'immensa e suggestiva isola e' speculare, girando su se stessa e permettendo una doppia visione, cosi' come del resto l'opera impone ad una doppia compagnia di canto (una mitologica ed una di maschere) di portare avanti la serata. Tutto si raddoppia, perfino nella scena finale in cui assistiamo alla comparsa di una piccola isola in lontananza con attori che mimano cio' che vediamo in primo piano. Teatro nel teatro, finzioni e realta',meditazioni serie e facete si mescolano in uno strano plot a meta' tra impegno e divertimento, tra personaggi apparentemente frivoli e sciocchi che rivelano nature piu' umane di quelle a loro richieste in scena, musiche intrise di nostalgia e dolcezza ad altre piu' giocose e brillanti. Ottima direzione di Tate, sublime nei lieder finali, buono il cast dei cantanti per fortuna modificato rispetto alla serata inaugurale, serata che aveva provocato non pochi dissensi.
Ma soprattutto rimane l'inquietudine di questa enorme, circolare,speculare isola dei morti e il suo oscuro mistero, impenetrabile, il suo peso onirico non indifferente...

Monday, June 12, 2006

Che brutto Macbeth, sig.ra Cavani !



E che disastro fidarsi di un coreografo alla frutta come Amedeo Amodio... piu' volte durante lo spettacolo andato in scena al Festival Verdi di Parma mi sono domandato se cio' che stavo vedendo era la Gatta Cenerentola di De Simone oppure il Macbeth. Trasformare le streghe in lavanderine , pronte a stendere lenzuola, pomiciare con contadinelli in fregola, buttarsi a terra sotto l'effetto di una crisi epilettica, non solo lascia disorientati ma provoca fastidio e sconcerto per la mancanza di logica e coerenza. Cio' che la musica cerca di esprimere qui viene demolito visivamente pezzo per pezzo. Il teatro in stile elisabettiano che si vede in scena, squarciato da granate di guerra, e' la squallida cornice di un'ordinaria storia di violenza che trova la sua diversita' negli splendidi costumi. Non c'e' trasposizione tra il passato e il presente, la ferocia di Lady Macbeth non puo' sposarsi con la violenza del nazismo, perche' la sua sete di potere non e' certo ben rappresentata dalla ferocia e dalla malvagita' fine a se stessa che la regista le impone. Bravo Leo Nucci, piu' per esperienza che per voce, e meravigliosi i costumi di Alberto Verso e l'impianto scenico di Dante Ferretti. Tutto finisce qua. Nemmeno l'ottantenne Bartoletti, osannato da un pubblico devoto, riesce a risollevare la mediocrita' della serata. Per quanto riguarda Amedeo Amodio... NUOVO DELITTO E' NECESSARIO !!!

Addiction !



Se esiste la categoria dei VIP HUNTERS immagino ne esista una degli AUTOGRAPHS ADDICTS. Onestamente credo che le due cose possano essere incarnate dalla stessa tipologia di persona, cioe' io. A volte bisogna vincere la normale reticenza a dare fastidio, a volte la fortuna ci dà una mano a vincere la nostra timidezza, a volte la sfacciataggine (e un bicchiere di vino) abbattono ogni barriera. E l'autografo e' li', vero trofeo della serata, pronto a rimanere anche dopo che l'ultimo degli applausi si e' dissolto nel vuoto. Per la gioia degli "addicts" ecco un paio di gioielli (a cui ne seguiranno altri): Aldo Ciccolini, in coppia con il direttore John Nelson dopo il concerto bolognese del 10/02/06, e il regista-attore-filosofo Yoshi Oida, gia' noto ai lettori del blog come la mente del Nabucco japanese-style di Bologna. Alla faccia di Filippo Tadolini e della sua orrenda recensione su Operaclick.
Tie' !

Wednesday, June 07, 2006

Collezione estate 2006


Ecco la nuova collezione summer 2006 del CORNETTI . Sono accettate preferenze o critiche. Baci !

Spot the difference nr 2



Che differenza c'e' tra questo elicottero e l'impiegata Valentina ? Nessuna, tutti e due hanno le pale girate...

Tuesday, June 06, 2006

Modigliani a Roma



Modigliani a Roma. E questo splendido ritratto che ho "dovuto" fotografare. La storia di Modigliani, vissuta tra poverta', febbre tifoidea,tubercolosi,depressione, morte a soli 36 anni, e' senza dubbio qualcosa di tremendo e oscuro che difficilmente lascia indifferenti. In quel clima assolutamente unico creatosi a Montmartre prima e a Montparnasse poi nella Parigi d’inizio Novecento la sua figura fini' inevitabilmente per essere una delle piu' carismatiche e maggiormente rappresentative di quell’ambiente. Artisti come Moise Kisling, Diego Rivera, Pinchus Kre'me'gne, Chaim, Soutine, Pablo Picasso, erano a lui vicini nella vita e nell'arte. Ma quello che continua a inquietare e' che il successo straordinario della sua arte arrivo' solo dopo la sua morte. Il suo talento non venne mai unanimamente riconosciuto se non dopo il decesso.
Cosi' guardando dentro quegli occhi delle sue figure cosi' ieratiche ed essenziali, quell'assenza di una pupilla che lascia spazio al colore del cielo o dell'anima, ci si domanda con inquietudine se qualcosa avrebbe potuto essere diverso..e si esce dalla mostra con una profonda amarezza.

Le citta' VISIBILI

















L'amico Carlo vede le citta' come delle persone: ognuna ha un suo carattere. Non ha torto, a volte ci sono persone belle, eleganti, ma con un brutto carattere che le rende scostanti, fredde. Ce ne sono altre forse meno belle, ma con un modo di fare talmente gradevole e accattivante tale da renderle uniche, speciali. Cosi' sono le citta' che conosco. La loro esperienza mi affascina, e mi riportano al libro di Calvino che le celebra . Il guaio e' che ultimamente mi sembrano tutte meravigliose. Che lo siano ? Roma e Portovenere sono due gioielli, non c'e' dubbio, ma... perche' mi afferrano il cuore in un modo cosi' esclusivo ? Perche' tutto mi appare cosi' terribilmente bello, romantico, colorato, unico ? (lo so, risposta scontata, ma non lo e' per me. Sentire battere il proprio cuore non lo e' mai)
Buona primavera a tutti

Thursday, June 01, 2006

June 1, 2006


Spiegare cosa significhi la ricorrenza del 1 giugno non e' cosa facile. Il motivo e' che non si tratta di una ricorrenza speciale : si tratta di un pretesto. Un pretesto per vedere gli amici persi e ritrovati, per rimanere legati al passato e non dimenticarlo, per cedere una sola sera alla nostalgia, per rinnovare la voglia di stare insieme ed affrontare il futuro. Con un pizzico di creativita' e fantasia, come sempre. La data riprende uno storico concerto londinese del 1974 in cui sembro' (piu' alla critica che ai musicisti in questione) che si potesse gia' da allora recuperare un pezzo di storia perduta: dopo lo scioglimento dei Velvet Underground era una piacevole illusione pensare ad una sua risurrezione. Lo si pensava piu' in senso artistico che musicale, visto la presenza di un non-musicista quale Brian Eno, vero e proprio alchimista della scena musicale dei primi anni 70. Tutto rimase fermo li', in quel progetto, in quella straordinaria sera in uno straordinario teatro londinese ( il Rainbow) , e fortunatamente registrato in uno storico disco live.
Oggi , con gli amici di allora, ci si ritrova cercando di emularne lo spirito avant-garde, proponendo creazioni personali che possano essere al tempo stesso divertimento e stupore. E si finisce per mangiare sempre tanto, forse troppo. Auguro buon 1° giugno a tutti, anche se per qualcuno non e' un momento solare. Ci incontreremo per rinnovare il nostro piacere di stare insieme, e ritroveremo il nostro sorriso ,ne sono sicuro. A presto !

Fili sottili


Un filo sottile lega il recente Nabucco visto a Bologna ed i miei pensieri di questi giorni. E' il Giappone. Il taglio elegante, raffinato, misterioso che Oida ( attore-filosofo) dà all'opera verdiana si sposa ad un'immagine lontana, indecifrabile, di un paese che continua ad essere a me totalmente sconosciuto. Emanuela e' a Tokio, in questi giorni . La sento al telefono, e la sua voce e' talmente nitida da annullare ogni distanza. Sembra quasi che tutto cio' si svolga in un non-luogo, in una dimensione dai contorni indefiniti. Le ho mandato un mazzo di fiori, a me invisibili, e cio' aumenta la mia confusione. Non riesco a collegare spazi,volti,situazioni, non ho riferimenti visivi, sono totalmente disorientato. Eppure mi sostiene un sentimento forte, che si nutre di piacevoli sensazioni, sogni, speranze, idee, ed un' invisibile presenza.
Stasera alla radio c'era un concerto -registrato - in cui lei suonava. Io in macchina, in movimento, la radio che trasmetteva da Roma, e lei in Giappone. Una sensazione stranissima di assenza-presenza, come se tutto fosse sospeso nell'aria...
Una piccola nota stonata: la recensione su Operaclick del Nabucco e' vergognosa. Non solo manca di competenza sulle voci ascoltate, ma e' totalmente priva di intendimento su cio' che la regia ha voluto esprimere. Continuare a divertire un pubblico con riferimenti beoti solo per suscitare facile ilarita' non fa parte di una critica che aiuti a capire. Parlare di Star Wars o del Grande Fratello -come fa Filippo Tadolini nella sua recensione -lo si puo' fare tra amici, davanti ad un bicchiere di vino, non in un sito che dovrebbe aiutare la lirica ed il suo pubblico ad avere idee chiare e validi strumenti di comprensione su quanto visto ed ascoltato. E il Nabucco bolognese, con il suo sguardo all'oriente, e' tutt'altro che banale o impenetrabile...