Thursday, December 10, 2009

Portici



Da due anni e mezzo vivo finalmente in una citta' che ha un aeroporto. E - ovviamente - da due anni e mezzo non prendo un aereo.
Pazienza. Guardiamo la citta' dal basso. Portici un po' fatiscenti, colonne color ocra scrostate e pavimenti a mosaico dissestati,un'aria vissuta straordinaria in cui si inseriscono negozi e gente bellissima. L'onnipresenza del cibo si fa sentire ovunque, in una cornice di lusso difficilmente comprensibile se non da queste parti e che mescola il fascino della storia,con le sue alte torri medievali e i palazzi rinascimentali, al piacere di una citta' ricca a tavola quanto nella vita sociale. Ci si sta bene, a Bologna. Forse con un'atmosfera diversa, logorata dal degrado dilagante, ma pur sempre viva ed accogliente. Spesse volte, quando cammino solo, mi vengono in mente le parole di una canzone di Almond.."I will never walk alone the pavement of this bitter town". A volte la solitudine fa apparire la grande citta' inospitale e spietata, a volte invece permette di mascherarsi dientro una sorta di raffinata malinconia, in cui non c'e' tristezza ma solo la consapevolezza di essere soli, esploratori di un grande mondo a noi non ostile. Ci si finge occupati, talvolta, si stabilisce una meta precisa e si cammina di buon passo a testa bassa con il desiderio di passare inosservati. A volte invece tutto appare degno di nota. Un viso, un particolare architettonico, la sistemazione delle merci in una vetrina, una luce speciale che si infila obliqua ad illuminare una casa. Capisco perfettamente la pittura di Hopper, di cui lunedi' ho visto la mostra milanese a Palazzo Reale, perche' non ha bisogno di spiegare nulla. Un realismo che strappando piccoli particolari apparentemente banali nasconde storie solo abbozzate, ma che ci rimangono estranee nella loro frammentarieta'. Eppure dietro a quelle pose o situazioni cosi' insignificanti c'e' un mondo che vorremmo nostro,che ci sfugge in quanto estraneo ma che ci affascina e ci fa desiderare di essere "tutto a tutti".
A Milano ero al Teatro alla Scala nel momento fatidico della prima del 7 dicembre. Peccato che fossi all'esterno,nella veste a me nuova del contestatore sessantottino. Cosi' divertente da sembrare quasi fonte di vergogna. Eppure in mezzo a quei cori sgangherati, a quei fischietti spaccatimpani e a quegli striscioni intrisi di pioggia in cui si inneggiava alla cultura musicale c'era davvero tanta rabbia e preoccupazione. Le luci in lontananza dei flash per le mille celebrita' stridevano in modo evidente. Per la prima volta non ero curioso di sapere per chi fossero quegli scatti, ero davvero sensibile alla causa dei musicisti presenti. Non so davvero se il fine anno sara' pieno di luci o di ombre, per fortuna -almeno- a Bologna ci sono i portici per ripararsi dalla pioggia...