Sunday, November 14, 2010

Ballando sotto le stelle



Nel centro sociale Airone di Castenaso, durante un concerto di beneficenza per persone diversamente abili, ho incontrato Fabio Vettori. Piccole formiche per un grande cuore...e un'ancor piu' grande abilita' nel disegnare. La sua presenza e' stata davvero,al pari dei musicisti, un prezioso regalo. Un sincero grazie anche per questo bel disegno...mentre Emanuela suona io faccio il monello : in realta' sarebbe bello immaginare che i ballerini fossimo proprio io ed Ema...chissa' se le mie scarpette da ballo appese al chiodo verranno mai rispolverate !

Friday, November 12, 2010

studenti di Damasco vestiti tutti uguali



Opera da camera...mai definizione fu piu' azzeccata: il lusso,la volutta',la decadenza e l'erotismo impregnato di solitudine che si respira all'interno della stanza da letto di "Powder Her Face" di Thomas Adès (resa in modo raffinatissimo da Pier Luigi Pizzi) richiama inevitabilmente il clima di corruzione che si respira negli alti palazzi di casa nostra. E davvero non so se per colpa del governo o dell'Avis Autonoleggio,ma "grazie" all'ultima escort nostrana del premier ho vinto perfino un cavatappi. Un giorno di lavoro perso,soldi spesi per raggiungere la capitale, una levataccia alle 4 del mattino nonche' 20 anni alle spalle di "onorata carriera" solo per partecipare ad un workshop a quiz,all'interno del meeting nazionale, premiato con il prezioso oggetto. Ma le suggestioni che Roma esercita, seppur dietro ai finestrini del treno o dietro le vetrate che delimitano la stazione,sono sempre grandiose. Confesso di cadere facilmente vittima di suggestioni esotiche da cartolina, quelle che arrivano dai cataloghi di viaggio o dalle canzoni di Battiato (pieni gli alberghi a Tunisi per le vacanze estive..studenti di Damasco vestiti tutti uguali ) anche se io quegli studenti proprio non li ho incontrati: mi e' piu' facile vederli ogni giorno uscire dalla stazione, con la loro imbarazzante uniformita'. Ma si sa, rimanere all'interno del branco richiede certe regole, ed essere diversi (magari..se stessi ?) ne porta inevitabilmente all'esclusione. Il viaggiatore che non avesse pero' la fortuna di recarsi a Damasco puo' sempre consolarsi con una visita al supermercato LIDL un sabato pomeriggio: l'aria che si respira non e' poi cosi' lontana da da quella di un suk mediorientale, con la sua dose di calore odore sudore (e fetore). Cosi', ciondolando tra prodotti di dubbia provenienza ci si ritrova spalla a spalla con le stesse persone fotografate con tanto slancio nei cunicoli dei bazar, con i loro volti velati, le vesti lunghe fino ai piedi, i turbanti bianchi e le barbe lunghissime. Riguardando le proprie foto ci si rende conto di non avere fatto molti progressi nella propria apertura verso il mondo, quando il mondo esiste gia' sotto casa. Non rimane altro- come suggerisce Carlo Lucarelli in un suo recente scritto - di ascoltare la voce della citta', che non e' quella fatta di rumori che pur ci accompagna ogni giorno, bensi' di parole e accenti diversi che pulsa al nostro fianco. E' un respiro, una corrente, a volte un fiume in piena. E a quella voce, ogni tanto, si da' pure un contributo. Se in principio era la parola (scritta), ora esiste il confronto diretto, tout court. Si va da Antoniozzi, regista della recente Traviata bolognese, e contravvenendo alle piu' elementali regole di buona educazione e del dovuto rispetto si contesta platealmente la scelta operata nel primo atto dell'opera. La sua intuizione di fare morire Violetta in totale isolamento, in una sorta di riscatto onirico, e' a dir poco geniale,ma cosi' non e' la festa iniziale, a meta' tra la dolce vita e un festino transgender. Se come spettatore devo essere incoraggiato a guardare al cuore e ai buoni sentimenti delle persone al di la' di apparenze ed etichette (prostitute, omosessuali o viziosi che siano), se devo cioe' superare pregiudizi di natura sessuale,culturale e sociale, allora e' bene evitare di pestare il piede sull'acceleratore, in modo da evitare ogni possibile repulsione o fastidio. Antoniozzi incalza: il problema e' mio, non suo. Cosi' ancora una volta mi sento relegato nella situazione di chi non comprende il genio la' dove esiste. Fu cosi' con Bejart (vedi il famoso carteggio Cornetti-Ottolenghi) ed e' ora cosi' con la regia di Antoniozzi. Sia ben chiaro, uomo di indiscusso talento ed ingegno, ma forse in questo caso perso dietro ad una rappresentazione troppo didascalica a beneficio di un pubblico che deve capire storia e personaggi. Che io intuisca il colpo di genio solo nella splendida parte finale andrebbe a mio discapito, se non pensassi intimamente di avere un pizzico di ragione...ma la partita e' ad ogni modo avvincente, e il poter "crescere" su riflessioni di questo tipo e' quanto meno stimolante. Si puo' allora chiudere un occhio alla presenza di Claudio Abbado nella trasmissione di Fazio e Saviano. L'eta',la malattia e la stanchezza non rendono giustizia ancora una volta al suo desiderio di promuovere il bello e il magico attraverso la musica. Del resto, in un paese dove le rovine di Pompei vengono definite " 4 sassi " dalla classe dirigente non e' facile nemmeno provarci. Ascoltiamo allora la voce della citta': prima o poi, ne siamo sicuri, con il suo fragore vincera' il silenzio.