Tuesday, August 19, 2014

stranieri straniti

Venerdi' 15 agosto, Aureliano in Palmira, Teatro Rossini.


In un contesto di stranieri straniti annoiati a morte, dilaniati da sbadigli a bocca di ippopotamo , ecco che Martone-regista dello spettacolo-sfodera la sua carta vincente. Probabilmente sfruttando una autocitazione dal suo film Com'eravamo, ecco comparire in scena un pastorello che conduce una mamma capra e le sue tre figlie caprette. Le quali -ovviamente- si avventano fameliche sulla poca verzura sparsa sul palcoscenico. La scena e' inevitabilmente ridicola, non ci troviamo all'Arena di Verona, e non c'e' bisogno di scomodare cavalli o peggio ancora elefanti di zeffirelliana memoria per stupire con effetti speciali; in un piccolo teatro queste trovate assumono carattere superfluo e perfino distraente, soprattutto quando gli animali - ignorando completamente il bon ton - iniziano a defecare allegramente in scena. Qui avviene di peggio: mamma capra si accuccia e genera una pozza di piscio gigantesca che suscita una grassa risata tra gli spettatori. Il riso pero' si tramuta in apprensione quando si realizza che il palcoscenico ha una certa pendenza, e un pericolosissimo rivolo comincia a serpeggiare in direzione della buca dell'orchestra. Ora, trattandosi dell'Orchestra Rossini, si potrebbe dire poco male... il pericoloso serpentello arriva nelle vicinanze di un ignaro contrabassista preferendo pero' scomparire sotto un piccolo rialzo soppalcato. Da li' nessuna notizia. Poveri noi, non solo ci dobbiamo sorbire un'edizione critica filologica con interminabili recitativi, numero delle arie non inferiore al numero dei personaggi in scena (cosi' come avveniva per il barocco) , ma qui ci si trova davanti ad un nulla registico imbarazzante. Soldati romani con anfibi al posto dei sandali, paratie semoventi che creano labirinti stile ufficio open space,odalische da bazar di Aladino, tappeti ahime' non volanti che per raggiungere la scena devono trovare la strada per uscire dal labirinto, come in un gioco della settimana enigmistica . Quando Zenobia sale sul suo carro di battaglia , viene agghindata da una serie di ancelle che recuperano due scale a pioli da imbianchino per salire a metterle la corona. Un tonfo totale, un'immagine di forte impatto visivo completamente vanificato e ridicolizzato. Per non parlare del clavicembalo perennemente in scena, e della sua ispirata musicista che lo fa diventare azione portante della scenografia con gesti degni da film muto. Idea non banale che alla fine diventa pero' insopportabile, prolungata per le tre ore e mezzo della rappresentazione. Per fortuna Pratt e Spyres danno un po' di respiro, anche se trovo troppo impetuosa la prima e un po' diafano il secondo, soprattutto negli acuti. Nel mio stesso palco, possessore di un posto di seconda fila in un palco di terz'ordine pagato la bellezza di 110 euro, c'e' un simpatico signore americano. Al momento degli applausi finali ,mentre scatta le foto di rito, gli suggerisco all'orecchio "Don't miss the goats..."