Saturday, January 23, 2010

Salome' e il lampadario



Ci sono libri che ,come dice la Nothomb, ci fanno diventare "lettori". La casualita' con cui ci trovano a volte lascia spazio a curiose interpretazioni, come se gli oggetti trovassero noi e non viceversa, come se fossimo destinati ad avere l'illuminazione sulla via di Damasco solo ed esclusivamente a Damasco e non altrove. Da un po' di tempo questa citta' langue. E' triste trovarsi lettori adulti e smaliziati, perche' inevitabilmente bisogna applicare le parole di Wilde ad ogni cosa che si legge: "non esistono libri brutti o belli, esistono libri scritti bene o scritti male". Non ci si lascia affascinare facilmente, ma ci si consola talvolta con uno stile personale e gradevole al di la'della pochezza della narrazione. Il problema pero' a volte e' in noi stessi. La bellezza di un libro, o di uno spettacolo, deve spesso fare i conti con la nostra esperienza, con l'accumulo di cose viste conosciute ascoltate durante gli anni, che ci rende da una parte piu' sensibili al bello ma decisamente anche piu' esigenti nel trovare il nuovo e il creativo. Nell'imbarbarimento generale della nostra societa' certi messaggi non posseggono piu' la forza e la lucidita' necessaria per scolpire il nostro cuore; se ci troviamo davanti ad un semplice graffio il piu' delle volte e' gia' uno straordinario avvenimento che puo' riempire la nostra mente e il nostro spirito. Certe importanti operazioni ecologiste non posseggono piu' smalto e potere ,al di la' della bella confezione (The blue planet, Peter Greenaway), certi film sembrano il rifacimento di se stessi (come non trovare nell'ultimo Ken Loach un'imbarazzante somiglianza con il provaci ancora Sam di Woody Allen ?).
La Salome' straussiana vista a Bologna, "provocazione snob" di un sovrintendente teatrale che non sa il significato ne' della prima ne' della seconda parola, e' uno spettacolo che richiama altre immagini della nostra memoria, similmente di forte impatto visivo,ma che tutto sommato riesce a scalfire la nostra indifferenza. Un meraviglioso sipario rosso verticale, presagio fin troppo allusivo di uno spargimento di sangue, si affaccia su di un palcoscenico similmente rosso, pronto a frantumarsi sulle azioni dei protagonisti; la storia ci lacera, il testo di Wilde e' unico, le voci dei cantanti sono duttili e cariche di espressivita',e la regia se non e' sempre pronta a stupirci almeno lascia un'impronta di calibrato gusto e autorevolezza. Spettacoli che se visti in passato avrebbero lasciato ben altro segno nella mia anima,ora vengono apprezzati con piu' tiepido entusiasmo nonostante continuino ad essere le cose migliori in circolazione. Tremo alle parole di Carmelo Bene, che divorato dalla noia del teatro contemporaneo si lascio' sfuggire che per uno spettatore la cosa piu' bella da vedere in sala era l'enorme lampadario in cristallo sul soffitto. Speriamo di continuare a tenere lo sguardo al palcoscenico...