Thursday, February 18, 2010

Aristocrazie feline



La scrittura, si sa, e' un ottimo ausilio per le memorie pigre : serve a catalogare ricordi, a fissarli indelebilmente nella nostra mente, a renderli immortali.
A volte le cose ci sfiorano con una velocita' difficilmente controllabile ; attraverso lo scritto riusciamo a capirle meglio, e di conseguenza a capire meglio noi stessi. Non e' un caso il proliferare di blog come questi, nuovi "diari" personali che reclamano prepotentemente il bisogno di raccontare e di esprimere una parte di se' difficilmente visibile. Il fascino vertiginoso delle parole si ferma pero' dove appare - irrimediabile - il limite della loro capacita' descrittiva. Se scrivo la parola "gatto" difficilmente chi legge avra' la piena percezione di cio' che l'animale in questione rappresenta per me, anche se non toglie il mio piacere di vederlo scritto e di evocare la sua presenza nella mente e nel cuore.
Giorgio Celli, "gattologo" per sua definizione impenitente e addirittura intransigente, cerca di superare il problema raccontando storie di gatti molto diversi tra loro, che poco hanno in comune se non affermare - una volta per tutte - che l'assoluta irriducibilita' dei felini ai nostri voleri umani e' il loro fascino principale. Sia ben chiaro: non ho mai pensato che la fedelta' al padrone, virtu' canina per eccellenza,sia un aspetto debole dell'animale, come se la sua benevolenza potesse contrastare con la sua fierezza e dignita'. Al contrario, trovo meraviglioso un compagno a quattro zampe che possa esprimere riconoscenza indipendentemente dalla frequenza con cui gli sottoponiamo sotto il naso una ciotola piena di prelibatezze.
Eppure nel comportamento enigmatico e spesso sdegnoso di un gatto c'e' qualcosa che smuove inevitabilmente la tentazione di conquistarne l'affetto (con la triste consapevolezza che il gatto non si fara' mai possedere del tutto dal suo padrone).
Facciamo un piccolo passo indietro.
Chi ha visitato in passato le rovine maya di Tikal,in Guatemala,ha senza dubbio operato la scelta se dormire all'interno dell'area archeologica oppure in una piu' comoda struttura esterna. Il sottoscritto, affascinato dall'opportunita' - garantita dalla guida turistica - di ascoltare "i veri rumori della giungla" , ha optato per la prima soluzione. Il caso ha voluto che proprio la sera del mio pernottamento il mio vicino di bungalow festeggiasse insieme alla compagna il suo compleanno, riempiendo il buio della notte di ben altri ululati. Da allora, quindi, diffido dei rumori della giungla veri o falsi che siano, essendo divenuto scettico sull'aggressivita' e combattivita' di certi animali, non ultimi i miei gatti. Il massimo dell'indole coraggiosa di Artu', ad esempio, e' quella di fronteggiare audacemente il pericolo rizzando i peli sul dorso e della coda, cosa che lo fa apparire piu' grande e un tantino terrorizzante. E' probabile tuttavia che questo nasconda una reazione di profondo spavento in cui lui stesso si e' ritrovato . Quello tuttavia che continua ad irritarmi profondamente e' la sua indole a tendermi degli agguati. Coricato sul letto e spenta la luce per affrontare la notte, e' sufficiente lasciare un piede fuori dalle coperte per stimolare in lui il desiderio di attaccarlo e morderlo. Difficile capire se si tratti di un gesto affettuoso oppure no, e se questo possa comunque rientrare in una sua idea di gioco. Puntualmente mi ritrovo sul pollicione i segni dei dentini aguzzi della mia belva, che non si cura certo della mia reazione stizzita.
Da dieci giorni qualcosa e' cambiato. L'arrivo in casa di una gattina di tre mesi ha creato il miracolo. Ora le spedizioni di caccia notturna hanno altri territori, e soprattutto un piacere di condivisione felina a me sconosciuta. Alla micia e' stato dato da mia moglie un nome tenero, Perla; io vi ho aggiunto il cognome: Miseria. Perla-Miseria ha salvato il mio piede,ma non il mio portafoglio, vorace com'e'....