Sunday, July 15, 2012

quel soave zeffiretto

Leggo in una rivista specializzata che nella recente produzione delle Nozze di Figaro ,andata in scena al Teatro Bellini di Catania, al posto del cembalo e' stata usata nientemeno che una tastiera digitale. La scelta- al di la' del risparmio economico che rimane comunque inferiore al relativo sconcerto dei presenti- e' un inquietante simbolo di che aria tira nei nostri teatri, dove tagli di mannaia si abbattono su bilanci e programmazioni mettendo in serio rischio il futuro degli stessi. Ci si puo' compiacere, a questo punto, di due buone notizie relative a Bologna. Non solo la gestione Ernani sta dando i buoni frutti sperati, ma gli spettacoli proposti ricominciano ad avere quel respiro e quella credibilita' che anni di anonimato avevano pressocche' cancellato. Questo e' davvero un plauso per un teatro che aveva perso smalto ed entusiasmo, e che sta cercando di riacquistare la sua reale importanza nel panorama attuale. Cosi', parlando di Nozze di Figaro, proposte nell'allestimento a firma Mario Martone, si e' potuto veramente avvertire quel soave zeffiretto di cui parla la Contessa di Almaviva: uno spettacolo fresco, leggero, capace di sedurre, stupire, creare attenzione alla storia e ai personaggi, e soprattutto dare respiro ad una storia lunga e contorta che qui avvince e diverte. Martone usa un'unica scena, visibile allo spettatore gia' al suo ingresso in sala, in cui con un gioco sapiente di luci -vera forza dello spettacolo- si creano i diversi ambienti. Una passerella protesa verso il pubblico diventa sede della camera della Contessa( splendida l'idea di creare una sorta di penombra serale per la sua aria di ingresso, che aggiunge un'atmosfera insolitamente languida) ma anche il giardino degli incontri dell'ultimo atto. L'idea oramai quasi obsoleta di sfruttare ogni spazio all'interno del teatro,facendo deambulare i cantanti nei corridoi e nei palchi, qui onestamente crea ulteriori suggestioni, in un'opera piena di sfumature e possibilita'. Tutto molto essenziale e pulito,ma completamente avvolgente e fresco. I cantanti sono perfettamente in parte. Ulivieri, Pratico',Alberghini,Forte e Remigio sono nomi importanti e veri professionisti. Ma il vero asso nella manica (e qui lo dico con un vero slancio affettivo) e' la direzione di Mariotti. Strabiliante la sua tenuta sulla partitura, l'attenzione mostrata nel seguire i cantanti, la scelta di tempi perfettamente integrati nell'azione, la buonissima intesa con l'orchestra, in una delle sue prove piu'esaltanti degli ultimi anni. Bravo Michele ! Poco importa che il pubblico presente, alla rappresentazione da me vista che coincideva con la prova generale, fosse quello dello sponsor: un pubblico che guarda il biglietto d'ingresso come un geroglifico egizio, che si complimenta l'un l'altro dell'eleganza esibita (per cadere nella piu' totale trivialita'), che non vede l'ora di buttarsi a man bassa sui vassoi del buffet offerto durante l'intervallo. Il soave zeffiretto cambia e scompiglia le carte in tavola: signori, qui si fa nuovamente sul serio, e se tutti crediamo al nostro mandato c'e' modo di rivedere presto la luce del sole. Retorico, indubbiamente, ma mai cosi' reale.