Thursday, May 10, 2012

rosso menopausa

I due tirapiedi di Falstaff, Pistola e Bardolfo, nell'incensare il loro magniloquente signore lo riempiono di altisonanti acclamazioni: "Immenso!" "Enorme!" . La scena e' memorabile, visto la mole del protagonista. Cosi' similmente mi appare la visione di una bionda cantante che sbuca dalla prima galleria del Teatro Manzoni: braccia spalancate, chioma fluente sulle spalle nude,seno ingombrante soffocato da un lungo vestito nero ,florida salute esibita in tutto il suo candore e un canto dirompente rivolto al pubblico sottostante della platea. Peccato non si stia assistendo a WALKIRIA, ne' tantomeno l'abbondante signorina sta interpretando Brunhilde : si tratta semplicemente di un oratorio di Haendel, "Israel in Egypt", proposto all'interno del Bologna Festival 2012. Due considerazioni. Innanzitutto il pubblico presente e' molto diverso da quello che frequenta la stagione sinfonica del Teatro Comunale,che a questo punto appare come il piu' plebeo di quelli possibili (angeli del focolare esclusi). A parte qualche signora che ostenta una tremenda chioma "rosso menopausa" (devo alla dott.ssa Serra la squisita definizione) le cariatidi in sala sono davvero poche, nonostante gli evidenti sforzi di restauro. Voglio dire, c'e' restauro e restauro, e qui il trucco e parrucco fa miracoli, concedendo reale nobilta' e piacevole presenza. Del resto, "la bellezza è una forma di genio; anzi, è più alta del genio perché non richiede spiegazioni" diceva Oscar Wilde, e qui le spiegazioni e' davvero meglio NON chiederle. Il "benessere" fa la sua parte : bei vestiti, gioielli appariscenti,innumerevoli giri di perle che distraggono l'osservatore da un decolte' ben lontano da quello di un tempo. Un pubblico che ama mirare ed è mirato, e in cor s'allegra (di leopardiana memoria). Forse la cultura musicale non e' pari all'avvenenza esibita, ma il livello qualitativo degli spettacoli proposti facilita il compito, e gli applausi arrivano copiosi. Il direttore Nicholas Mc Gegan, vero vate del barocco, ha un modo di dirigere improbabile, con movimenti plateali, buffi e concitati. Il risultato pero' e' brillante, grazie in primis alla presenza di un ottimo coro (Collegio Ghisleri) e all'ensemble della Cappella Savara, precisa e competente nonostante le curiose mises delle signore (dalla vistosa minigonna esibita da una giovane violinista , al cipiglio fiero di una violoncellista stile signorina Rottermeier -con tacco basso e giacca di lame' vetusta almeno quanto lo strumento). Si rimpiange cosi' l'occasione sprecata dell'Italiana in Algeri proposta in questi giorni al Comunale di Bologna, spettacolo dalle potenzialita' enormi visto la grandiosita' dei cantanti. Avrebbe potuto essere un successo memorabile, mentre rimane uno spettacolo insipido e parzialmente noioso. Spetta ai singoli cantanti la responsabilita' individuale di strappare qualche sorriso, con il rischio di andare talvolta al di sopra delle righe. Si sa, nel deserto una palma sembra una foresta. Come non amare, in ogni caso, l'interpretazione di Paolo Bordogna- cantante che continuo ad adorare- dalla rara intelligenza e simpatia che rischia di fare diventare la serata perfino divertente. Nell'ultimo film di Woody Allen ambientato a Roma, Allen e' un ex regista teatrale, molto avant-garde, e parlando dei suoi allestimenti dice candidamente di avere fatto un Rigoletto con tutti i cantanti vestiti da topi bianchi e una Tosca ambientata in una cabina del telefono. La moglie annuisce : "si',era davvero avanti coi tempi". C'e' da crederci.