Saturday, March 01, 2014

musiche invisibili



Tra le calviniane "Citta' Invisibili" c'e' Sofronia. Due mezze citta', una piena di giostre e di ottovolanti, l'altra di palazzi,banche, scuole e marmi. "Una delle mezze città è fissa, l'altra è provvisoria e quando il tempo della sua sosta è finito la schiodano e la portano via, per trapiantarla nei terreni vaghi d'un'altra mezza città. " E qui la fantasia di Calvino lascia il segno: ad essere smontata e' la parte di marmi ,pietre e cemento, e quella ad aspettare il suo ritorno e' quella dei tirassegni e delle giostre. Ho sempre pensato a Venezia come a Sofronia, la magia e' talmente tale da pensare che qualcuno si sia rubato la meta' "seria", quella che permette la vita comune, fatta di scambi sociali, di reali abitazioni,di supermercati,di banche, di uffici. Ma poi realizzo che Venezia non e' nemmeno una citta'... la considero da sempre uno stato dell'animo. Nemmeno originale, lo so. Questo per dire che togliendo Venezia dalla top ten delle citta' piu' belle del pianeta, in quanto fuori classifica essendo una "non-citta'",metterei Roma al primo posto. Non parliamo di Londra, che emoziona,stupisce, stimola,colpisce, affascina come nessun'altra. Parliamo di Roma, eterna, con la piu' alta concentrazione di beni storici e architettonici del mondo, ricca di testimonianze di quasi tre millenni, la vera espressione del patrimonio storico, artistico e culturale del mondo occidentale europeo. Morale della favola: come non sognare anche solo un sabato di primavera per vedere dal Campidoglio il sole tramontare sui Fori Romani? Con quella luce che da' alla pietra un colore dorato, che l'accende, la infiamma e la fa diventare di una bellezza tale da togliere il fiato ? Da sempre chi mi propone vacanze romane sfonda una porta aperta: se mi avessero conosciuto dieci anni fa forse non saremmo qui a parlare di desideri ma di ricordi. Con un'idea : chissa' che tra i miei nuovi amici di oggi non ci fosse il mio vicino alla mostra di Pollock al MET di New York, da Rules a Londra, al Museo Grevin a Parigi o sulla scalinata di Trinita' dei Monti a guardare la fontana. Magari era il signore di fianco a me sull'autobus a Praga quel giorno di marzo, o quello che ho spintonato senza volere nel negozio di dischi di Milano quando ho trovato la colonna sonora in CD del Cielo sopra Berlino. O forse proprio a Berlino dove ho comprato -ca va sans dire- Heroes di David Bowie. E visto che le mie riflessioni hanno un andamento spesso circolare, parliamo proprio di Bowie. Non ho mai amato il pop o il rock fini a se stessi..nonostante credo che i Rolling Stones siano stati la piu' grande band di rock n roll al mondo non ho mai comprato un loro disco ne' sono mai andato ad un loro concerto. Mi piacciono le commistioni tra arte e musica, le mescolanze,le miscele esplosive, le fusioni impossibili (o quanto meno improbabili). E' per questo che trovo Bowie -a suo modo- un vero artista. "Rende superfluo e forse negativo il concetto stesso del definire, cioè delimitare, chi i limiti li ha da sempre resi al massimo necessari per far comprendere il significato del suo precorrere i tempi". Del resto la mia band preferita degli anni 70, alla definitiva resa del progressive o dello psichedelico, sono i Roxy Music. Qui siamo ad un tipico esempio di art-rock, dove il glam iniziale si sposa con la sperimentazione e la trasgressione. Diamo il merito ai Beatles di avere inserito gli archi in un disco pop, ma diamo onore al merito di avere avuto i Roxy Music con un vero oboista-saxofonista (Andy Mc Kay) e un genio non-musicista capace di graffiti elettronici indimenticabili (Brian Eno). Quest'ultimo poi ha segnato tutta la musica rock "colta" degli ultimi 40 anni, dai Talking Heads, Devo,Bowie,Fripp,Gabriel,U2,Coldplay e innumerevoli altri. La mia frequentazione con il pop e il rock nasce in primis dalla fortuna di un fratello di dieci anni piu' vecchio, e con gusti meno infantili dei miei (mentre io ascoltavo "Uno dei Mods" di Ricky Shayne lui portava a casa Who's Next degli WHO), e da una rivista come Stereoplay che fin dal 1973 mi aiutava a comprare un disco come "Music in Twelve Parts" di Philip Glass. Che di pop aveva ben poco,sia chiaro, ma apriva un mondo ben piu' ampio di chi fino ad allora si era sciroppato tonnellate di Genesis e di King Crimson. Fu fondamentale anche per capire un vero capolavoro come "No pussyfooting" di Fripp & Eno, che tanto doveva i suoi loop a Terry Riley o La Monte Young. Ho lunghe frequentazioni nel mondo della musica pop rock, frequentazioni che da una parte non mi hanno impedito di amare il mondo dell'opera e della sinfonica (viste rigorosamente dal vivo a teatro, fin dalla tenera eta' di tredicenne)(inclusa una "Dama di Picche " vista in una domenica pomeriggio abbandonando il mio migliore amico ad altri giochi) ma che dall'altra mi hanno completamente precluso la possibilita' di conoscere-apprezzare-comprare tutta la musica "colta" che mi circondava. Per fortuna a teatro ho visto cose che voi umani etc etc...Solti, Abbado,Celibidache,Pretre,Tate,Temirkanov,Muti, tutti li' pronti a regalare belle serate a chi come me correva poi in negozio a comprare l'ultimo di Marc Almond o dei Dead Can Dance. E se da perfetto Gualtier Malde', studente..e povero, non avevo i soldi per fare nulla, poi mi sono perfino tolto la soddisfazione di recarmi a Londra solo per vedere i miei beniamini dal vivo. Anzi, il beniamino e' sempre lui, Marc. Nessuno si senta vecchio se non conosce i Radiohead o i Throbbing Gristle, io non potrei stare al passo di nessuno nell'ascolto di nulla che non sia gia' conosciuto o digerito in ambito sinfonico. A volte, quando scopro piccoli capolavori nascosti, mi sembra di avere davvero vissuto in un mondo di musiche invisibili. Per fortuna, pronte ad essere svelate alla mente e al cuore.