Friday, November 23, 2007

Pavarotti,Bejart e caldarroste



Entro in cucina: vedo dei marrons glacès appoggiati sul tavolino, e sulla tavola una padella traforata per cuocere le caldarroste. Emanuela sa che adoro sia gli uni che le altre. Sulla piastra, un filetto di cavallo finisce di cuocere. Il mio preferito, e lei lo sa. Arriva e mi chiede con sorniona malizia: "E tu cos'hai fatto per me ?". Io ho fatto 1h.45 di treno per arrivare qui. Con il freddo pungente,il treno stracolmo, le pestate di piedi,le valigie contro le ginocchia e un'interminabile attesa nel bel mezzo del nulla attendendo di ripartire. Lei non risponde, non colgo se ha capito la mia replica.Dopo cena, con le caldarroste che scaldano stomaco e cuore, mi sorbisco l'ennesima sfida televisiva tra cantanti improvvisati. Un corpulento signore, vestito in modo pacchiano, si lancia in un'esibizione riveduta e corretta del "Nessun dorma". Con il risultato - tradito dall'emozione - di steccare paurosamente nell'acuto finale e di fare una figura di merda. Il pubblico benigno lo premia ugualmente in uno slancio di generosita' verso quella debolezza. "Nessun dorma" non era nelle corde nemmeno di Pavarotti, figuriamoci in quelle di un fattorino con velleita' canore. E quel piccolo disastro perpetuato alla musica di Puccini, quella sorta di stuccosa popolarita',quella gratuita sovresposizione del brano che diventa un degradato "Vincero'" tout-court, sono cose che verrebbe voglia di rinfacciare a Big Luciano e al ben piazzato fattorino di mezz'eta'. Con il risultato,abbastanza deviante, di ricordarsi di uno dei protagonisti lirici del nostro secolo solo per l'aspetto piu' commerciale e opaco. E' vero, gli ultimi anni di carriera del Nostro lasciano l'amaro in bocca, soprattutto a quei giornalisti che imputano a lui la malsana opinione, diffusasi tra i cantanti lirici,che solo avendo una notorieta' planetaria e avendo successo negli stadi si puo' salvare la lirica dall'oblio. Quanto di piu' falso e fuorviante. Per fortuna Big Luciano, a differenza di Gigli , gode di una serie di incisioni discografiche e riprese televisive che permettono una piu' lucida testimonianza della sua grandezza. Ci sono alcuni ruoli in cui difficilmente ci sono eguali,tanto e' la perfezione raggiunta. Cosi' sarebbe sciocco basarsi solo sulle oceaniche adunate con Domingo e Carreras, o peggio ancora il Pavarotti & friends. Quello era business, non teatro. Basta pero' recuperare un vecchio disco,ascoltare un suo Nemorino e riempirsi di emozione fino a saziarsene. La stessa cosa riguarda Bejart. Il Dio della Danza, come lo ha definito Carla Fracci apprendendo la notizia della sua scomparsa. Che peccato quegli ultimi spettacoli, cosi' datati, cosi' didascalici. Nel favoloso carteggio "Cornetti-Ottolenghi", la divina Vittoria mi apostrofo' seccamente: " Che lei lo voglia o no, Bejart e' un genio". Della serie: se non hai la capacita' di capirlo e apprezzarlo mi dispiace per te, e' colpa tua.Bejart ha danzato la vita, a volte cercando di sconfiggere la morte, dopo la scomparsa di Jorge Donn. Ci sono pulsazioni, vibrazioni,sensualita',perfino erotismo nella sua danza. Anche per lui il pericolo di sovresposizione e' palese: quel BOLERO con musiche di Ravel, con la coreografia che oppone la Melodia al Ritmo, e' talmente rappresentato e visto da risultare quasi stucchevole. E inevitabilmente datato.Eppure il Dio della Danza, divino o genio lo e' stato davvero. Scompare a 80 anni,nel procinto di ultimare un lavoro in cui beffardo compare proprio il numero 80 ("Il giro del mondo in 80 giorni"). E con lui scompare davvero la Danza, disciplina ormai priva della sua linfa vitale. Cio' che ora si chiede e' sperimentazione,studio del movimento,pura geometria, luce,colore,energia. Bejart probabilmente non avrebbe potuto tenerne il passo, in termini di creativita' e inventiva. Ma se qualcosa e' esistito, se il corpo ha "parlato", se il movimento ha "raccontato" questo e' anche merito suo. Leggeremo molte cose di lui, e lo rimpiangeremo. A me piaceva fisicamente, trovo il suo sguardo cosi' magnetico da rimanerne ipnotizzato,quasi turbato.In televisione ora corrono le immagini di un DVD di Emanuela sul libro biblico di Apocalisse. Tra gli interpreti leggo Walter Nudo, Paolo Villaggio e Vittoria Belvedere. E' davvero la fine del mondo ?

Sunday, November 11, 2007

MEMORABILIA 2









Dall'alto in basso: Michele Pertusi ( Gazza Ladra, ROF 2007), Daniela Barcellona (Petite Messe Solenne, ROF 2007), Alexander Vedernikov (Direttore del Teatro Bolshoi di Mosca) e a lato Claus Peter Flor (Direttore Ospite dell'Orchestra Sinfonica Giuseppe Verdi, Milano) , Saimir Pirgu (tenore, Petite Messe Solenne ROF 2007 e interprete del Cosi' Fan Tutte di Reggio Emilia con la direzione di Claudio Abbado).
The vip hunter strikes again ! :-)

Friday, November 09, 2007

MEMORABILIA








Nell'ordine, dall'alto in basso:
Michele Mariotti (direttore emergente nonche' figlio di Gianfranco Mariotti, Sovrintendente del Rossini Opera Festival) ; Alberto Zedda (Direttore Artistico del ROF ); Juan Diego Florez ( la prima foto si riferisce al booklet di "Le Comte Ory" di Rossini, mentre la seconda e' una dedica personale ad Emanuela)


Thursday, November 08, 2007

Do you believe in miracles ?

I miracoli, veri o presunti tali, generano dapprima stupore e poi immensa gioia. Il Miracolo a Milano, scelto per il festeggiamento dei 150 anni del locale teatro, genera al contrario imbarazzo, e perfino irritazione. Non entrando in merito sull'operazione del recupero dell'opera di Zavattini, che appartiene al territorio locale come i suoi prodotti piu' sanguigni, quello che davvero non si capisce e' come mai uno spettacolo che di lirica non ha nemmeno l'odore (se non in uno sporadico intervento di un basso in uno pseudo-recitativo) viene spacciato tale all'interno di un programma gia' di per se' misero di contenuti e rappresentazioni. Pagare 45 euro in abbonamento per 65 minuti di simil-prosa, teatro danza o non si sa bene cosa e' davvero avvilente.In questi giorni ho avuto modo di dare un'occhiata al cartellone internazionale della stagione lirica 2007-2008, voluminoso fascicolo allegato ad una rivista specializzata, letto con la voracita' di un sognatore ad occhi aperti e sfogliato come un catalogo di luoghi esotici nei quali gia' si sa che non si potra' mai andare..ebbene, colpisce la poverta' dei titoli proposti: i teatri europei e internazionali sono rigonfi di Traviate,Carmen, Boheme,Rigoletti. Significa una sola cosa: desiderio di incasso sicuro. I teatri si riempiono a dismisura, le persone continuano a godersi i rantoli di tisi delle varie Mimi' e Violette, e tutto finisce a tarallucci e vino. Con l'aria di crisi che si respira davvero non ci si puo' permettere di avere teatri semivuoti o un pubblico disattento. Pochissime scelte "coraggiose", se Britten o Vivaldi possono definirsi tali. Bene, con questa triste premessa non potevo che essere contento di un'operazione quanto meno insolita, con l'immancabile zampino di Daniele Abbado dietro le quinte, che firma un insolito trio dedicato alla figura di Cesare Zavattini. Contento forse e' una parola grossa: per un appuntamento cosi' importante come i 150 anni del teatro cittadino, lustro e gloria dei poveri reggiani oramai consci di ben poche altre alternative (se non di prendere un treno e di scappare a Milano o Venezia)sarebbe bastato anche un bel recital con un paio di interpreti con la I maiuscola, o un'opera anche gia' digerita ma con un cast di tutto rispetto. Nulla, solo uno spettacolo datato, con ben poche emozioni e nessuna concessione al pubblico melomane.Si rimane in attesa del Simon Boccanegra, con Frontali e la direzione del giovanissimo e talentuoso Mariotti(figlio del "patron" del ROF e spinto come non mai).Almeno li' qualcosa succede, le figlie si perdono si ritrovano da adulte, i coltelli e le congiure si sprecano, e le voci potenti dei bassi scuotono animi e viscere.Che Verdi ritorni, nel bene o nel male, a farci rivivere i suoi drammi...