Sunday, November 15, 2009



LA NOSTRA ORCHESTRA: LETTERA APERTA AI CITTADINI E A BOLOGNA



Siamo un gruppo di cittadini che da anni seguono i concerti della Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, orgogliosi del successo che riscuote in Italia e all’estero e apprezzandone le doti musicali e il grande impegno.
E’ un piacere andare ai concerti e constatarne ogni volta la grande qualità e la passione di chi li esegue, passione qualità e professionalità che traspaiono dalle magistrali e spesso commoventi esecuzioni delle opere.
Tutte qualità - sia detto per inciso – che non sembrano proprio essere dipendenti da questioni quali il “monte ore” previsto o in generale delle norme inserite nel contratto sottoscritto tra i professori d’orchestra e la Fondazione del Teatro Comunale di Bologna, ma che trovano fondamento in anni e anni di rigorosa selezione, studio e dedizione.

A fronte di questa grande ricchezza della nostra città ci stupisce questo continuo e quotidiano stillicidio nei confronto degli artisti – perché questo sono – che suonano nella Orchestra.
Ci sono molte cose che non ci sono chiare e che come cittadini abbiamo il diritto di conoscere.
Prima questione fra tutte che non riusciamo a comprendere perchè il Sindaco della nostra città, che noi rispettiamo, non rispetta a sua volta questa grande ricchezza che per la città di Bologna rappresenta l’Orchestra del Teatro Comunale.
Sappiamo che c’è crisi –chi non lo sa-, sappiamo che i musicisti dedicano la loro vita professionale al lavoro che gli viene commissionato, sappiamo anche che si reclama il sacrificio da parte loro rispetto ad uno stipendio che però è molto lontano dagli stipendi di chi amministra e dirige l’orchestra stessa.
E allora vorremmo sapere perché vengono addebitati ai lavoratori le assunte difficoltà economiche della Fondazione quando gli orchestrali nulla hanno a che fare (ora come in passato) con la gestione della Fondazione stessa, con la gestione delle risorse e con le scelte nelle spese, negli investimenti e nella stessa direzione. I professori d’orchestra sono semplicemente dei dipendenti che vanno valutati sulla base della qualità della prestazione e del risultato artistico e solo su questo possono essere richiamati o fatti oggetto di valutazione.
Quindi chiediamo a questa città ed anche –ma non solo – a chi la amministra, il perché della evidente volontà di affondamento della nostra prestigiosa Orchestra.
E non ci si dica che non è vero perché le parole senza i fatti non parlano: la verità sul punto - francamente poco controvertibile - ci sembra davanti agli occhi di tutti: disdettare un contratto od un impegno preso per il pagamento dei premi che costituiscono parte integrante del contratto oppure cancellare una convenzione con un cartellone di concerti già programmato e continuamente gettare discredito sui componenti dell’Orchestra, che ben poco possono fare in ordine alle scelte di gestione e di programmazione, significa anche, se non in primo luogo,volere creare disinformazione, confusione e disaffezione dei cittadini.

E poi, visto che ormai si usa così, ci permettano il nostro Sindaco, l’assessore Sita, il sovrintendente Tutino, di porre queste 10 modestissime domande, sperando di ricevere sul punto una risposta non tanto perché a noi dovuta ma, e soprattutto, perché dovuta alla città, alle migliaia di cittadini che amano questa Orchestra e che chiedono, magari nel silenzio dei corridoi alla fine dei concerti oppure mentre vedono i musicisti all’uscita del teatro che si comunicano il loro disagio, di rendere maggiormente chiaro il progetto che questa Amministrazione e questa Fondazione hanno

Per capirci, cosa si vuole fare di un bene pubblico tanto prezioso?

LE 10 DOMANDE


1) Come mai il Sovrintendente, invocando un regime di austerità, decide di ridurre parte del salario dei dipendenti tutti, attraverso un meccanismo che esonera da questa riduzione lui e i dirigenti del Teatro?

2) Come mai il Sovrintendente ha scelto di programmare una stagione d’opera, in un momento di difficoltà economica grave, fatta esclusivamente di nuove produzioni, ancorchè in collaborazione con altre Fondazioni? E come mai non sono stati utilizzati i precedenti e apprezzati allestimenti?

3) I fondi che giungono alla Fondazione Teatro Comunale, (fondi statali, fondi regionali, fondi privati) che flessione hanno subito, se l'hanno subita, negli ultimi cinque anni?

4) Come mai il Sovrintendente continua a riferirsi, nel parlare dello stipendio dei professori d’orchestra, al costo aziendale, anziché anche solamente del lordo effettivamente percepito, aumentando così di un terzo circa la percezione che il lettore medio di un giornale può avere dello stipendio degli stessi professori d’orchestra?

5) Come mai è stata interrotta da parte della Fondazione, di fatto impedendone l’attività, la convenzione con una associazione (la Filarmonica del Teatro comunale di Bologna) che, senza un euro di contributo da istituzioni pubbliche e basata sull’associazionismo di circa 1800 cittadini, produce cultura per tutta la città?

6) Come mai il Presidente della Fondazione è così solerte nel chiudere l’attività di una associazione privata – quale la sopra nominata Filarmonica - che per convenzione porta alle casse del teatro il 3% di tutti i propri introiti, in un momento in cui si reclama una mancanza di fondi a disposizione della Fondazione?

7) Come mai a giudicare della presunta concorrenzialità della Filarmonica del Teatro comunale di Bologna è un organo quale il Cda della Fondazione al cui interno siede il presidente del Bologna Festival che svolge - questa si - attività concorrenziale all’attività della stagione sinfonica del Teatro Comunale?

8) Come mai la nuova stagione d’opera ricorre all’utilizzo di numerosi artisti provenienti dalla “Scuola dell’Opera” senza che questo venga in nessun modo dichiarato nel programma generale, vendono di fatto spettacoli che non sono all’altezza di un grande teatro con la storia del Teatro Comunale di Bologna e senza che tutti gli spettatori ne siano al corrente in sede di scelta?

9) Quali sono i costi della “Scuola dell’Opera” sostenuti dalla Fondazione?

10) Come vengono utilizzati i fondi ed in particolare come incidono le decisioni sugli allestimenti, le scelte di programmazione, gli incarichi esterni, nell’organizzazione delle attività della Orchestra (concerti, opere, ecc.) e nel bilancio della Fondazione?

 

Per chi intende aderire a questo appello:

lanostraorchestra@gmail.com 

Monday, November 02, 2009

Stupore e tremori




"Noriko, giapponese , ha imparato l'italiano. Ora cucina i tortelli. "
Dal cartellone pubblicitario che tappezza la stazione deduco due cose: Noriko e' una donna fortunata, perche' i tortelli - al di la' di ogni campanilismo - sono piu' buoni del sushi . Ma e' anche una donna sfortunata : imparare l'italiano e finire a Reggio Emilia e' come essere capaci di nuotare e fermarsi in una piscina. Per una donna capace di scalare il Fujiyama accontentarsi delle colline reggiane dev'essere ben poco appagante. Non conosco molte donne giapponesi desiderose di vivere nel nostro paese. Ne fa eccezione Masako, eterea creatura che come una geisha devota si e' immolata alla causa del suo tenore preferito. Ovunque lui canti lei e' presente, ovunque lui decida di vivere (una casa a Pesaro) lei desidera restare. Memorabile il nostro incontro, e memorabili le sue code in biglietteria per assicurarsi un piccolo posto in galleria. Non so se Masako abbia mai scalato il Fujiyama, ma trovare un biglietto per ascoltare Juan Diego Florez e' impresa altrettanto titanica,degna di profonda ammirazione.
Di certo e' un periodo in cui strane corrispondenze (o piu' banalmente coincidenze, a cui la vita difficilmente si abitua) mi portano a contatto con il Sol Levante. Il libro di Amélie Nothomb, "Stupore e tremori", mi porta come l'autrice ad aspirare a nobilissimi e legittimi sogni di grandezza, per finire schiacciato dal peso degli eventi a pulire i cessi degli uomini in una Sala delle Assemblee di Treviso. Con lo stesso risultato: ci si puo' sentire perfettamente appagati anche nella mediocrita' piu' evidente. Il libro della Nothomb compie pero' un altro piccolo miracolo: provoca in me una voglia irresistibile di scrivere. Piu' leggo i suoi racconti e piu' ho voglia di dare spazio ai miei. Con una straordinaria consolazione: lei e' bravissima solo quando parla di se stessa e delle sue esperienze, e la cosa va a pennello a chi e' sempre stato accusato di guardare sempre e solo dentro a se stesso, a volte con la lente d'ingrandimento, a volte col microscopio.
Cosi' ogni particolare che mi circonda assume una dimensione "letteraria", ogni nuvola del cielo -ad esempio- viene associata ad aggettivi spesso ad effetto, come se per per essere descritta avesse bisogno di una veste speciale. E' una cosa che amo e che mi fa stare bene : l'idea di vedere le cose con la necessita' di raccontarle me le fa apparire speciali e degne di una particolare attenzione. Mi permette di essere piu' recettivo, piu' sensibile ad ogni piccolo aspetto. A volte vengo travolto dalla mia sensibilita', a volte riesco a dominarla e a trasformarla in una serie di stimoli che mi permettono di godere maggiormente le cose. Rimane ancora aperto il quesito se soltanto la sofferenza genera le cose piu' geniali. Non lo so, credo pero' di avere un desiderio nuovo. Non desidero piu' lettori. Condizionamenti,critiche o commenti non faranno piu' parte del mio gioco. Cosi' riprendo il mio blog, dopo quasi 10 mesi di assenza. Con un sorriso abbozzato sulle labbra.