Thursday, November 21, 2013

Better lat(t)e than Never







Better lat(t)e than never. E con questo siamo a posto: dopo essermi domandato cosa c'entrasse il numero 45 con la mia fede (fortify your faith) posso dire che la mia comprensione dell'inglese e' diventata terribilmente lacunosa. C'e' chi mi incoraggia a riprendere gli studi, pensando che io stia vivendo di rendita grazie alle belle lezioni del passato. Forse comincio a perdere qualche pezzo per la strada; onestamente non mi sono mai posto il problema di avere o no una buona memoria,ma vedendo quanti altri ne beneficiano ( o ne soffrono )incomincio a preoccuparmene. Mia zia, ottantaseienne in casa di cura, mi dice che sono i ricordi a farla star male. Le chiedo se sono i ricordi peggiori a darle tormento :"no - mi risponde - sono solo quelli belli che mi danno l'angoscia". Ora,la nostalgia per quanto irrimediabilmente perduto a motivo del tempo, della morte o piu' banalmente della disattenzione, e' qualcosa di cui non ho mai sofferto. Credo tuttavia di avere messo volontariamente un muro tra me e certe emozioni, diventando per certi versi perfino una persona anaffettiva,ma sempre salvaguardandomi dai mutamenti e cambiamenti della mia vita. Non posso rimpiangere cio' di cui non ho tenuto memoria; volutamente non conservo fotografie se non quelle che mi vedono con altre persone, piu' interessate di me a conservarne il ricordo. E' curioso, per una persona cosi' concentrata su se stessi come il sottoscritto (e a detta di molti perfino un po' narcisista) non collezionare il presente per poterne giore nel futuro, ma cio' che viene perso in termini di ricordi lo si acquista in mancanza di nostalgia o sofferenza. Sia chiaro, cio' che ho vissuto e' ancora vivido dentro di me , ma sono fasi concluse in attesa di altre a venire. Meno ne sono attaccato e piu' sono pronto a giore di cio' che verra'.Sono una persona onnivora, mi basta essere stimolata per ri-trovare l'entusiasmo dei giorni migliori. A volte sono io stesso a crearne, nonostante gli inevitabili paragoni: i ricordi continuano a sommarsi,inevitabilmente,nonostante la monotonia del vissuto quotidiano. A volte diventano perfino piccoli disastri (epocali ?). Vienna, 17 settembre 13. Dopo avere comprato da mesi i biglietti per Otello alla Staatsoper, vincendo gli ostacoli di una procedura macchinosissima,arriviamo a teatro, sotto una leggerissima pioggerellina (ed io a brontolare con Emanuela di non prendere l'ombrello perche' la metro era davanti al nostro albergo e potevamo arrivare direttamente alla Staatsoper in tre fermate). Immediatamente vedo che sul maxischermo piazzato a lato teatro Jose' Cura gia' urla il suo esultaaaate...a volo di condor mi fiondo sulla maschera chiedendo se e' una registrazione della sera prima. "No, e' la diretta dello spettacolo !", mi dice. " MA COOME, io qui sul biglietto ho scritto alle 19.30, ed ora sono le 19.10 !!", replico io, e lui mi risponde candidamente "Si, alle 19.30 del giorno 20, oggi e' il 17". Panico. Mi fiondo all'interno del teatro, biglietteria chiusa. Tre maschere, a cui spiego in inglese (would you mind di NOBU-iana memoria ?) l'accaduto. Nisba. Da un ufficio esce una responsabile. Guardi che mia moglie e' la nipote di Jose' Cura, faccio io...e quella "ITALIANEN MANDOLINEN TU CRETINEN E TU TORNARE DATEN GIUSTEN". Niente da fare. Ci piazziamo sconsolati a vedere la fine dell'atto sul maxischermo, ma l'umidita' e il freddo ci scoraggiano a rimanere. Altra idea brillante: perche' non prendere uno dei tram che fanno il giro del Ring e cosi' ci vediamo tutti i monumenti illuminati ? E cosi' eccoci sul tram numero due che va va va e poi...volta...e volta...e finisce negli oscuri sobborghi della citta'. Noi, vestiti da teatro, e una coppia di neri annoiati che -giunti al capolinea -ci guardano come se fossimo sbarcati dalla luna. Mano sul portafoglio e preghierina al creatore. Poi si rientra in citta', dopo aver visto quanto di peggio la periferia notturna di Vienna possa offrire. E poi via, subito in albergo. Shame, shame on me ;-)