Monday, November 02, 2009

Stupore e tremori




"Noriko, giapponese , ha imparato l'italiano. Ora cucina i tortelli. "
Dal cartellone pubblicitario che tappezza la stazione deduco due cose: Noriko e' una donna fortunata, perche' i tortelli - al di la' di ogni campanilismo - sono piu' buoni del sushi . Ma e' anche una donna sfortunata : imparare l'italiano e finire a Reggio Emilia e' come essere capaci di nuotare e fermarsi in una piscina. Per una donna capace di scalare il Fujiyama accontentarsi delle colline reggiane dev'essere ben poco appagante. Non conosco molte donne giapponesi desiderose di vivere nel nostro paese. Ne fa eccezione Masako, eterea creatura che come una geisha devota si e' immolata alla causa del suo tenore preferito. Ovunque lui canti lei e' presente, ovunque lui decida di vivere (una casa a Pesaro) lei desidera restare. Memorabile il nostro incontro, e memorabili le sue code in biglietteria per assicurarsi un piccolo posto in galleria. Non so se Masako abbia mai scalato il Fujiyama, ma trovare un biglietto per ascoltare Juan Diego Florez e' impresa altrettanto titanica,degna di profonda ammirazione.
Di certo e' un periodo in cui strane corrispondenze (o piu' banalmente coincidenze, a cui la vita difficilmente si abitua) mi portano a contatto con il Sol Levante. Il libro di Amélie Nothomb, "Stupore e tremori", mi porta come l'autrice ad aspirare a nobilissimi e legittimi sogni di grandezza, per finire schiacciato dal peso degli eventi a pulire i cessi degli uomini in una Sala delle Assemblee di Treviso. Con lo stesso risultato: ci si puo' sentire perfettamente appagati anche nella mediocrita' piu' evidente. Il libro della Nothomb compie pero' un altro piccolo miracolo: provoca in me una voglia irresistibile di scrivere. Piu' leggo i suoi racconti e piu' ho voglia di dare spazio ai miei. Con una straordinaria consolazione: lei e' bravissima solo quando parla di se stessa e delle sue esperienze, e la cosa va a pennello a chi e' sempre stato accusato di guardare sempre e solo dentro a se stesso, a volte con la lente d'ingrandimento, a volte col microscopio.
Cosi' ogni particolare che mi circonda assume una dimensione "letteraria", ogni nuvola del cielo -ad esempio- viene associata ad aggettivi spesso ad effetto, come se per per essere descritta avesse bisogno di una veste speciale. E' una cosa che amo e che mi fa stare bene : l'idea di vedere le cose con la necessita' di raccontarle me le fa apparire speciali e degne di una particolare attenzione. Mi permette di essere piu' recettivo, piu' sensibile ad ogni piccolo aspetto. A volte vengo travolto dalla mia sensibilita', a volte riesco a dominarla e a trasformarla in una serie di stimoli che mi permettono di godere maggiormente le cose. Rimane ancora aperto il quesito se soltanto la sofferenza genera le cose piu' geniali. Non lo so, credo pero' di avere un desiderio nuovo. Non desidero piu' lettori. Condizionamenti,critiche o commenti non faranno piu' parte del mio gioco. Cosi' riprendo il mio blog, dopo quasi 10 mesi di assenza. Con un sorriso abbozzato sulle labbra.

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