Thursday, November 08, 2007

Do you believe in miracles ?

I miracoli, veri o presunti tali, generano dapprima stupore e poi immensa gioia. Il Miracolo a Milano, scelto per il festeggiamento dei 150 anni del locale teatro, genera al contrario imbarazzo, e perfino irritazione. Non entrando in merito sull'operazione del recupero dell'opera di Zavattini, che appartiene al territorio locale come i suoi prodotti piu' sanguigni, quello che davvero non si capisce e' come mai uno spettacolo che di lirica non ha nemmeno l'odore (se non in uno sporadico intervento di un basso in uno pseudo-recitativo) viene spacciato tale all'interno di un programma gia' di per se' misero di contenuti e rappresentazioni. Pagare 45 euro in abbonamento per 65 minuti di simil-prosa, teatro danza o non si sa bene cosa e' davvero avvilente.In questi giorni ho avuto modo di dare un'occhiata al cartellone internazionale della stagione lirica 2007-2008, voluminoso fascicolo allegato ad una rivista specializzata, letto con la voracita' di un sognatore ad occhi aperti e sfogliato come un catalogo di luoghi esotici nei quali gia' si sa che non si potra' mai andare..ebbene, colpisce la poverta' dei titoli proposti: i teatri europei e internazionali sono rigonfi di Traviate,Carmen, Boheme,Rigoletti. Significa una sola cosa: desiderio di incasso sicuro. I teatri si riempiono a dismisura, le persone continuano a godersi i rantoli di tisi delle varie Mimi' e Violette, e tutto finisce a tarallucci e vino. Con l'aria di crisi che si respira davvero non ci si puo' permettere di avere teatri semivuoti o un pubblico disattento. Pochissime scelte "coraggiose", se Britten o Vivaldi possono definirsi tali. Bene, con questa triste premessa non potevo che essere contento di un'operazione quanto meno insolita, con l'immancabile zampino di Daniele Abbado dietro le quinte, che firma un insolito trio dedicato alla figura di Cesare Zavattini. Contento forse e' una parola grossa: per un appuntamento cosi' importante come i 150 anni del teatro cittadino, lustro e gloria dei poveri reggiani oramai consci di ben poche altre alternative (se non di prendere un treno e di scappare a Milano o Venezia)sarebbe bastato anche un bel recital con un paio di interpreti con la I maiuscola, o un'opera anche gia' digerita ma con un cast di tutto rispetto. Nulla, solo uno spettacolo datato, con ben poche emozioni e nessuna concessione al pubblico melomane.Si rimane in attesa del Simon Boccanegra, con Frontali e la direzione del giovanissimo e talentuoso Mariotti(figlio del "patron" del ROF e spinto come non mai).Almeno li' qualcosa succede, le figlie si perdono si ritrovano da adulte, i coltelli e le congiure si sprecano, e le voci potenti dei bassi scuotono animi e viscere.Che Verdi ritorni, nel bene o nel male, a farci rivivere i suoi drammi...

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