Saturday, October 18, 2008

L'unico me stesso che conosco



Chi non conosce le inquietanti e mostruose figure di Francis Bacon ? Da sempre la sua analisi della condizione umana ,spietata sino all'atrocita',continua ad impressionarci. Corpi distorti, sfigurati, che ci mettono di fronte ad una terribile presa di coscenza della nostra fragilita' e disperazione. Immagini deformate e scomposte, una sorta di "passione" artistica per la malattia e la sofferenza.
Assistendo al nuovo spettacolo del coreografo belga Alain Platel, Pitie',si ha l'impressione di trovarci davanti ad un dipinto di Bacon, dove i corpi dei ballerini sono ammassi scomposti e deformi alla merce' di una sofferenza interiore esasperata fino all'eccesso. Non so qual'e' il grado di dolore che si possa recepire (e sopportare) da uno spettacolo in cui la tensione e il pathos rimangono ininterrottamente costanti per oltre due ore, ma si esce dalla sala profondamente toccati, forse perfino turbati, da una visione cosi' spietata della nostra condizione. Violenza,solitudine,sesso,l'assenza-presenza di un dio su cui gettare tutto il nostro disagio e la nostra sofferenza. Una partitura che parte dalla Passione secondo Matteo di Bach, e che aggiunge un tocco di religiosita' primitiva e istintiva nei movimenti dei ballerini. Si formano tableaux vivant di compianti,pieta' e deposizioni sporchi e imbastarditi; ci si interroga sulla presenza del divino, sulla sua capacita' di provare compassione per la nostra pochezza, sulla riflessione di un qualcuno che ha gia' sacrificato la sua vita per noi. E se e' cosi',dove possiamo ritrovare e riscoprire tale amore,tale pieta'. Il programma di sala si interroga se ancora,ai nostri giorni, vale la pena di morire per qualcuno. L'unico me stesso che conosco (concentrato su se stesso e messo continuamente sotto microscopio) sta passando un momento di grande fragilita', e lo spettacolo tocca corde particolarmente intense. C'e' bisogno di amore,di compassione; e non scordarsi mai che e' un bene riconoscere la nostra pochezza e interrogarci sul nostro futuro.

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