Friday, February 22, 2008

Rispetta almen le ceneri di chi moria per te


Posso dire in tutta tranquillita' che Bologna e' una citta' di merda. Il lettore usi discernimento: non si tratta di una volgarita' gratuita e nemmeno di un eufemismo, ma di una constatazione semplice ed immediata. Chiunque passeggi per le strade del centro di Bologna deve letteralmente driblare centinaia di escrementi lasciati dalle graziose bestiole che si aggirano festose sotti i portici in compagnia dei loro meno graziosi proprietari, una tribu' locale ribattezzata per l'occasione "punkabbestia". Il punkabbestia e' qualcosa di piu' che un semplice tossico. Da queste parti se uno sbandato ti rivolge la famigerata frase "checciai qualche spicciolo ?" si sente candidamente rispondere "magari !". No, il punkabbestia e' chi sceglie la piazza e la strada come stile alternativo, condivide con il suo angolo di porticato e con il suo cane tutte le pulci e la sporcizia possibile, sfogando in una nuvola di fumo-alcool e quant'altro il suo rancore verso l'odiata borghesia. Una sorta di fricchettone post sessantottino cane-munito con velleita' artistiche musicali (ahime', chitarre e bonghi fanno capolino durante le serate estive) talvolta con un'aggressivita' superiore a quella del suo cane. Un episodio per tutti: di recente un poliziotto e' stato morsicato non da un animale a quattro zampe,bensi' dal suo arrabbiato proprietario. La notizia fa sorridere, ma e' NULLA rispetto a quanto proposto dal Sovrintendente del Teatro Comunale Marco Tutino a proposito di come sloggiare i punkabbestia dalle vicinanze di piazza Verdi: mandare in filodiffusione musica di Mozart e Vivaldi ad alto volume in modo da "infastidire" gli stazionanti nullafacenti. La risposta del sindaco Cofferati (nonche' Direttore del teatro) e' stata lapidaria ma sensata: la musica classica non allontana, ma ingentilisce gli animi e predispone alla piacevole conversazione. Giusto, ma il sig. sindaco & co. hanno un problema su cui nessuno e' riuscito realmente a fare qualcosa: i muri sono letteralmente devastati dai graffiti dei cosiddetti writers ( a cui spetterebbe la piu' consona definizione di imbrattamuri). Non si tiri in ballo che non si puo' soffocare la creativita' o inibire la voglia di esprimersi : qui si e' davvero toccato il fondo. Non c'e' una parete che non contenga un inutile, sporco e assurdo scarabocchio a rovinare il meraviglioso color ocra -rossiccio della citta'. Purtroppo non posso entrare in materia, perche' non so davvero se l'inasprimento delle sanzioni sia stato ne' applicato ne' rispettato, ma da semplice cittadino che vede un ingiustificato degrado del centro storico tutto cio' e' davvero irritante. E di cose irritanti ce ne sono davvero tante. Parliamo ancora di Tutino ? E sia. Impossibile non farlo, dopo la recensione-marchetta dell'Orfeo ed Euridice (Alagna family production) comparsa su " L'Opera" di febbraio, ad opera di Andrea Merli. Pagato ? Amico stertto del sovrintendente ? Non lo so, ma il sottoscritto si e' ritenuto in dovere di mandare al direttore del giornale una bella lettera di replica. A favore di chi non lo sapesse, le pareti interne dell'ingresso artisti-cantanti era tappezzato della suddetta recensione, in cui si lodava l'operato del Tutino capace di portare soldi in cassa del teatro felsineo e raccomandando sogni tranquilli a chi ha a cuore la gestione del denaro pubblico. Orrore ! Per non parlare della pessima figura operata nel caso di Lucia di Lammermoor...la tanto attesa e pregustata regia di Graham Vick e' saltata per impossibilita' di portare l'allestimento al di fuori del teatro bolognese (vedi Ferrara). Morale ? Un allestimento a cura di Walter Le Moli, regista minimal-intellettual-nun-se-sa'- cche', di tremenda poverta' di idee e di risultati. All'apertura del sipario ci si lascia cadere sulla poltrona rassegnati: e' l'effetto dei pochi soldi a disposizione ? Leggendo le note del programma sul fior fiore di collaborazioni passate del "noto" regista si puo' tristemente dire di no..i soldi sono usciti, ma non si sa davvero dove. La critica potra' sbizzarrirsi nel definirlo asciutto ed essenziale. Perfetto in un contesto di prosa, un po' meno per la lirica. Per fortuna la compagnia di canto regge, anche se tutti i difetti dei protagonisti sono li', sbandierati ad uno ad uno. La Rancatore ha una voce limpida e perfetta negli acuti, ma totalmente incapace di sostenere un ruolo dello spessore drammatico di Lucia; Meli crede di essere sempre all'Arena di Verona e ha problemi di sovra-emissione del suono (solo dopo la pugnalata finale la voce riesce ad assumere quelle naturali sfumature che sono mancate per tutta l'opera); Ulivieri ha difficolta' enormi nei registri piu' bassi (ma un basso che non sa fare le note piu' basse che basso e' ???) anche se e' il piu' maturo della compagnia. Gli altri, giovani e in carriera, sono decorosi. Insomma, gran bella serata, ma uscendo dalla sala si guarda storto il sovrintendente per le scelte operate. Con una piccola vendetta personale: se mai venisse pubblicata la mia lettera di replica ho chiesto a mia moglie di tappezzare il teatro...

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