Thursday, March 16, 2006

I fili del fare, i fili della vita

In occasione della pubblicazione di un piccolo libricino dell'amica Antonella De Nisco sulle sue installazioni ambientali, riporto volentieri la parte scritta da Giuliana Bartoli, che servira' ad impreziosire ancora di piu'- se mai ce ne fosse bisogno- il lavoro svolto in questi anni dall'artista reggiana.


" Ho conosciuto Antonella prima come amica e poi come artista. Adesso non posso piu' pensare l'una senza l'altra, e quell'umanissima sensibilita',quell'attenzione composta,quel gesto garbato e sicuro che ho scoperto nella prima, li ho ritrovati ben presto nella seconda.
Il suo e' fare appassionato nel quale pensare ed agire divengono tutt'uno, e ha il suo senso piu' intimo proprio nel prendere forma e vita,nel proprio mutevole e precario divenire. Alle strade maestre e ben tracciate, ella preferisce quei "sentieri interrotti" che non conducono ad una meta ben definita, ma all'improvviso sbucano in luoghi non battuti; per chi nel bosco vive, lavora e si sente a casa propria, tali percorsi non riflettono pero' un girovagare ozioso ma l'esser-ci stesso, il muoversi tra cose familiari ed amiche, l'abitare a contatto con esse. Che cosa e', infatti, larte della tessitura se non includere cio' che e' "altro", legandolo con il quotidiano, come sosteneva Platone nelle sue Leggi ? Lungi dall'essere una semplice pratica manuale o un hobby, come fare del cucito o del bricolage, essa presiede a un sistematico intreccio di tutti i fili in un tessuto denso e compatto, in cui ogni elemento isolato trova posto e significato, e la liberta' incontra il destino. Il risultato e' una fitta trama di esili vincoli che annoda l'ordito delle necessita' alla casualita' dei fatti, l'erranza delle cose alla permanenza del loro essere nell'uomo, e cosi' adombra la nostra stessa vita, molto piu' accidentale e fragile di quanto la definitezza delle nostre parole o la presunzione del nostro intelletto vorrebbero far credere.
Questi intrecci uniscono la forza della terra alla leggerezza del cielo, e sono eposti all'aria e al vento (anemos) come al soffio dell'anima. Essi segnano con il loro svolgersi l'accadere delle cose: i fili si tirano e si spezzano, inglobano altri materiali- lacerti terreni di vita quotidiana- e li abbandonano, cambiano colore,forma e struttura, ma suc-cedono sempre gli uni algli altri,perche' cosi' deve essere chi tesse i propri sogni insieme ai fili della vita. La puntualita' di cio' che appare rende palpabile il velo eterno che tutto avvolge, e l'opacita' di cio' che e' presente lascia indovinare lo spazio di quell'assenza da cui trae il suo senso l'esistere,come l'ombra dalla luce. Cosi' l'azione concreta e manuale che muove questi fili, pur cosi' semplice e dimessa, diventa come l'attrito della materia per la colomba di Kant, la quale non solo non volerebbe meglio e di piu' senza di esso, ma non potrebbe nemmeno alzarsi da terra." Giuliana Bartoli

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