Friday, February 24, 2006

A MUSICAL STORY


Non so se il sig. Ken Wilkinson abbia mai avuto nella sua genealogia qualche parente scozzese. Fatto sta che il suo amabile figliolo Alec, nonche' mio cugino di secondo grado, ha ereditato dalla Scozia tutti i luoghi comuni di questa terra, non ultima una certa "propensione al risparmio". Per questo motivo ,dopo avergli chiesto ripetute volte di procurarmi un biglietto per il "Phantom Of The Opera" al Her Majesty's Theatre londinese, mi sono ritrovato un biglietto con un prezzo scontato piuttosto sospetto. Guardando bene figurava la scritta "Restricted view", ma essendo un posto di platea non mi sono messo a fare il pignolo. Bene, la traduzione dell'espressione "restricted view" dovrebbe essere all'incirca " dietro una colonna, non si vede un cavolo". Morale, mi sono visto (?)il musical cercando di allungare il collo per aggirare l'ostacolo che avevo esattamente davanti al naso. Alec non e' insolito a questi scivoloni, ma lo ammiro per la sua coerenza. Una sera alla Oxo Brasserie c'e' stato un'inconveniente in cucina e hanno dovuto dimezzare il menu. Lui ha preteso che almeno gli venisse offerto il vino visto che TUTTI I PIATTI CHE AVREBBE VOLUTO MANGIARE erano nella meta' sbagliata. E di solito, quando lo vedo ad ottobre ,non vede l'ora di andare a raccogliere le castagne in modo da evitare-almeno per quella sera- di dovere fare la spesa al supermercato. Torniamo al Phantom. Sublime nel suo kitch, infarcito di melodie facili da memorizzare e non sempre di alto livello, si avvale di una scenografia mozzafiato e di una serie di effetti sorprendenti, non ultimo la caduta del grande chandelier nel bel mezzo della sala. Quello che incanta, al di la' della meravigliosa macchina scenica, e' la bravura degli interpreti. Fino ad allora il massimo della commedia musicale (o meglio, della revue ) l'avevo vista a Parigi, in spettacoli tipo Folies Bergeres. Non ci sono parole per descrivere la noia dipinta nel volto delle ragazze, costrette per mesi a ripetere una parte stretta almeno quanto il loro costumino di scena. Bene, nel Musical e' un'altra cosa. Tutti bravissimi, unendo canto ballo e sorrisi a 32 denti. Convinzione, tenacia,energia. Questo e' lo spirito di Broadway, the show must go on. Una carica da mettere addosso i brividi. Cosi' sono diventato un fan del Phantom. L'ho visto dal vivo 4 volte e ovviamente dopo l'uscita del film nelle sale cinematografiche (pessimo il doppiaggio italiano) l'ho comprato in DVD, quasi logorato nella visione. Da allora ho visto una marea di cose carine, da Cats a Evita, da The lion King a Les Miserables, da Sunset Boulevard (con Elaine Page) a Victor Victoria (con la Andrews). Posso tranquillamente affermare che la parte "colta" di questo genere musicale ha i suoi nomi, e non e' difficile capirlo ascoltando West Side Story. Non solo Berstein,ma anche Gerswin : il suo Crazy For You e' un piccolo gioiello che convince ad ogni ascolto. Cosi' viene spontanea la riflessione che le divisioni, le etichette, le separazioni di generi nel nostro secolo non hanno piu' molto senso. Parlare di colto o di leggero davanti a spettacoli del genere e' un argomento che si sgonfia come un souffle' riuscito male. Si potrebbe obiettare che non ha senso collocare uno spettacolo come West Side Story all'interno di una stagione lirica dove figurano Verdi e Mozart. Me lo sono domandato guardando la sospetta eleganza del parterre, dove donne impellicciate (over 50) facevano a gara con altre sbracciate e scollate fino all'eccesso (under 40). Molti signori "caldi", in verita'. Il teatro pare essere un luogo di elezione per donne in cerca di visibilita' e omosessuali rampanti. Bene, questo pubblico ha decretato un successo moderato alla serata, per evitare di essere tacciati di ignoranza musicale o di cessione al leggero. Peccato, ci saremmo potuti divertire molto di piu'. Magari le stesse persone quando vanno nei teatri di New York o di Londra si lasciano andare a urla tribali nei confronti dei giovani cantanti, mescolandosi alla folla dei fedelissimi fans. Si', perche' nel Musical esiste una fedelta' che raramente si incontra nella lirica (ad eccezione di chi si sposta in tutto il mondo per il "suo" tenore, che sia il bel descamisado Jose' o il mirabolante Juan Diego) ed e' un vero divertimento vedere quanta lealta' e devozione questi spettacoli riescono a suscitare nel pubblico. A Reggio Emilia bisogna ostentare un po' di contegno, cosi' gli applausi arrivano copiosi ma di rito. Paura di lasciarsi andare. Sempre il vizio di catalogare, preferire, criticare, fare classifiche,sembrare colti.Peccato. La mia sedia di velluto rosso si e' proiettata direttamente a New York, l'Orchestra Comunale di Bologna era puro Broadway, il mio entusiasmo nuovamente verso la giovinezza, la voglia di vivere, il sogno di un mondo senza fazioni, un mondo dove la parola amore non sia solo una parola. Banale ? Certo, ma crederci fa bene alla salute.

0 Comments:

Post a Comment

<< Home