Thursday, March 15, 2012

spring in my feet



Eccolo li', il mio portachiavi-sushi che penzola nel cilindretto di accensione della mia macchina. Ne sono molto orgoglioso. Primo, perche' l'ho comprato a Tokyo, e non capita tutti i giorni di andare a Tokyo a comprare un portachiavi. Secondo, e' a forma di sushi : un pezzo di gamberetto con tanto di coda se ne sta bello adagiato su di un panetto di riso. Un po' annerito, in verita', visto l'uso. Lo adoro.
In sottofondo, mentre lui ciondola di qua e di la', il nuovo disco dei Durutti Column. Pazzesco, fanno lo stesso disco da piu' di trent'anni, anche se - ahime' - non sono i soli a farlo. Bisogna solo avere voglia di ascoltarli e il gioco e' fatto : ti si appiccicano addosso creando un inevitabile sottofondo ai tuoi ricordi piu' malinconici, ai tramonti piu' infuocati, alle nostalgie piu' feroci. Come quell'estate in Sardegna, nel posto piu' infelice (e dal nome piu' infelice) di tutta la Costa Smeralda. Allora dormivo sul tavolo di cucina, per evitare di ammassarmi con gli altri nell'unica camera da letto, ed ogni mattina all'alba il Peppo mi svegliava perche' lo voleva gia' libero per la colazione. Con il senno di poi, anche questo un magnifico ricordo. Eppure mi rivedo li', sulla spiaggia oramai deserta, con i raggi obliqui del sole pronti a scomparire, ad immergermi totalmente in quel disco ipnotico estraniandomi da tutto.
C'e' un video nella mia mente, un video che non ho mai fatto. India 1991: Marco e Ilaria a Jaisalmer, appoggiati alla colonnina di un cenotafio funebre di una maharani, a guardare un deserto fatto di polvere e pecore in lontananza, abbagliati da un tramonto arancio come il colore della sabbia. Lei ha la testa appoggiata sulla spalla di lui, io sono nel retro a filmare la scena. In sottofondo "Requiem Again". Un video che non potro' mai piu' girare.
Ora,nella mia macchina, sto pensando se una delle canzoni che escono dalle casse finira' ad associarsi ad un nuovo ricordo. Forse a questa notte passata al pronto soccorso per un improvviso malessere di Emanuela,forse ad un campo profughi dove gli amici africani stanno aspettando il loro passaggio per la Kingdom Hall. Forse solo ad una stanchezza insolita, intrisa di tristezza, preludio di una primavera che gioca con le temperature cosi' come gioca con l'umore. Una primavera che si ritrova suo malgrado in una bella espressione inglese, "spring in my feet", che descrive in modo meraviglioso il mio modo un po' saltellante di camminare, come se le mie scarpe fossero dotate di molle. Magari chi mi vede da lontano, come Abigaille sull'autobus, puo' perfino pensare che sia a motivo di una spensierata felicita'.
Sarebbe davvero bello.

0 Comments:

Post a Comment

<< Home